Sei su Archivio / 2019 / cinema



Cineforum  2019









In/ contro nel segno della differenza

A cura di Maria Grazia Riveruzzi

Dopo aver visionato e discusso intorno ai 4 film che quest’anno vi presenteremo e che speriamo siano di vostro gradimento , abbiamo convenuto di proporre come oggetto di analisi critica il tema del rapporto inquietante e ambiguo tra i due sessi . Tema poco indagato dal femminismo e che da pochi anni si presenta alle studiose /i come urgente materia di studio per mettere a nudo le ambivalenze e le contraddizioni nel rapporto di potere tra uomini e donne annidate all’interno di relazioni amorose e non. Da qui scaturisce il titolo della rassegna” In /contro nel segno della differenza” .

Le trasformazioni rapide della società legate allo sviluppo della tecnologia, dei mezzi di comunicazione, alla globalizzazione, all’emancipazione e femminilizzazione del lavoro pubblico

hanno mutato e reso più fluidi e complessi i rapporti tra i sessi con effetti collaterali come il cambiamento dei ruoli delle donne e la loro interscambiabilità con l’altro  nel pubblico e nel privato.

Il venir meno delle barriere tra lavoro domestico e extra domestico sembrerebbe aver stemperato la “ guerra tra sessi” e sembra aver dato alle giovani donne l’illusione di aver conquistato quello spazio pubblico un tempo riservato agli uomini e quella libertà per cui le Madri avevano lottato per lungo tempo.

Se negli anni ’70 le femministe avevano proposto un processo di emancipazione e di liberazione distante dai modelli virili, oggi quel cammino verso la parità dei diritti e l’auto- autodeterminazione  femminili è difficile e tortuoso in quanto ha assunto forme deformate di emancipazione come l’ omologazione al modello maschile o il ricorso alle arti seduttive del corpo come la maternità e la sessualità. Da una parte , spinta dal desiderio di rivalsa dopo secoli di subalternità , la donna ha messo al servizio del ciclo di produzione industriale , dell’economia , della politica , dello spettacolo, della scuola tutta se stessa. Il suo corpo, la sua esperienza, le sue competenze femminili, un tempo riservate al mondo familiare sonno oggi accolte e accettate dal mondo maschile come “ valore aggiunto “ un” di più” e non come un valore complementare .

 Dall’altra parte c’ è chi non ha rinunciato ad entrare nel mondo del lavoro con la sua differenza di genere, fedele ai suoi valori umani, come la cura e l’ accoglienza dell’altro, la flessibilità, la mediazione, la relazione. Forse sono proprio queste doti ad essere esaltate e strumentalizzate dal maschio? Ancora una volta le donne di oggi come quelle di ieri non si tirano indietro, ma spinte ancora dall’istinto di onnipotenza, affrontano il doppio lavoro , convinte che il loro destino e la loro realizzazione come soggetto integrante nella società non può essere limitata dalla maternità .  Ma sembra che La possibilità di vivere la propria vita con libertà , di godere della parità di diritti sia puramente illusoria...

Ecco che si ripresentano nuove forme di dominio maschile più subdole e sotterranee, che strumentalizzano il desiderio femminile di autoaffermazione con un sistema di sfruttamento tale da pervadere e invadere la sfera intima e privata della donna ,al punto di sottrarre tempo  ai  SUOI AFFETTI  e tempo alla costruzione di sé come soggetto consapevolmente autorevole.

Ed è proprio nella coppia  e ancora nella famiglia , simbolI di amore e di complementarietà, che si ripresentano i dualismi e l’inconciliabilità tra i due sessi , quando la donna rivendica il suo spazio  , la sua autonomia  fisica e mentale,  mal tollerata dal genere maschile.

Le registe mettono in scena ora come commedia ,ora come dramma o satira , il cambiamento profondo  dei  rapporti tra i due generi , trasportandoci in aree geografiche note o sconosciute per una comparazione dei comportamenti sessisti nelle diverse società.

Nel film “ L’avenir” Mia Hansen Love, uno dei talenti più luminosi del cinema francese , esplora le pieghe più intime della vita e dell’animo delle donne: il tempo della maturità e il suo scorrere vers la vecchiaia, il disorientamento della protagonista per la doppia perdita e per una libertà subita , la ricerca di sé attraverso relazioni amicali intergenerazionali, la rinascita come essere libero di assumersi le proprie responsabilità nella consapevolezza dei propri limiti . Libertà come coerenza nelle proprie convinzioni e nei principi che l’hanno sempre guidata fino alla determinazione di porre l’altro di fronte alla responsabilità delle sue scelte, fino all’accettazione della solitudine come contropartita .

Nel film “ The Party” la regista Sally Potter rivolge una feroce critica alla classe degli intellettuali radical-chic della sinistra inglese e al post femminismo. E’ una commedia noir , amara in cui la satira pungente della regista non risparmia le tematiche d’ emancipazione delle femministe , dandole ,per finzione , come scontate e riuscite e aprire così un’era post femminista dei tempi di Blair . In questo panorama paradossale le donne si presentano alcune ciniche e omologate al modello maschile, altre idealiste ma istituzionalizzate e in carriera , donne lesbiche intellettualizzate ma insicure delle proprie scelte e gli uomini appaiono fragili , traditori, rabbiosi e tossicodipendenti. Un affresco amaro sull’ambiguità della natura umana, sulla caduta degli ideali , diciamo sessantottini, e delle utopie femministe. La disillusione della regista suscitata dalla manipolazione e strumentalizzazione del femminismo viene edulcorata dal ritmo rapido e imprevedibile delle scene e dai dialoghi caustici e brillanti dei/ lle protagonisti /e.

In “ 50 primavere”, commedia brillante e rassicurante per chi ha paura dell’avanzare del tempo , la regista Blandine Lenoir svolge un’indagine ironica e divertente sui demoni della menopausa , sulla paura del progressivo declino verso l’età senile e della perdita di un futuro pieno di illusioni e di speranze. E’ un film tutto al femminile, il racconto corale di una famiglia, in cui una madre in età matura, divorziata da lunghi anni, è alle prese con suoi problemi lavorativi e amorosi e con quelli delle proprie figlie . E in questo quadro familiare e matriarcale non c’è spazio per una operazione di demonizzazione del genere maschile, perché gli uomini , pur facendo parte dell’esperienza, non sono necessari all’esistenza delle donne .

Ma è ben manifesto l’intento dell’autrice di offrire allo spettatore/trice un ritratto positivo di donne  che , benché siano alla ricerca dell’amore dell’altro, trovano la forza e la consapevolezza di affrontare insieme le varie fasi della vita , le delusioni , gli scacchi , senza l’aiuto degli uomini , con cui si lasciano e si ritrovano in modi e tempi diversi. Una commedia divertente, ironica , tenera e delicata che riscalda il cuore.

Arriviamo all’ultimo film dal titolo “ Libere, disobbedienti, innamorate” della regista Maysaloun Hamoud .

Nata in una famiglia palestinese a Budapest e cresciuta in Israele , ha compiuto i suoi studi a Te-Aviv.

E proprio a Tel Aviv , città considerata liberale e aperta a tutte le diversità, la regista , al suo primo esordio , ha ambientato la storia di tre ragazze palestinesi di provenienza e di appartenenza religiosa diverse. Tutte e tre, Lala Salma, Nour, si troveranno ad affrontare e a sfidare l’intransigenza e l’ intolleranza del sistema patriarcale da cui provengono. Nessuna di loro vuole conformarsi agli stereotipi della società araba , anche se stentano a liberarsene, e vogliono costruirsi una vita sociale a misura dei loro desideri. La regista non nasconde la sua simpatia verso le sue “ eroine” che rinunceranno all’amore “malato” di uomini che sono ricorsi alla menzogna e alla violenza , pur di piegarle ai loro desideri. Siamo di fronte ad un racconto di emancipazione sofferta e distruttiva di donne che troveranno nella relazione e nella  condivisione amicali il coraggio di dire no alle regole del mondo maschile  e la speranza  in mondo migliore .

 

 
     Area riservata      © 1996 - 2023 Biblioteca delle donne - Soverato (CZ)      Webmaster - www.sistemic.it